“Dato lo scippo di Stato di 60miliardi di euro annui di spesa pubblica complessiva pro-capite perpetrato ancora oggi ai danni dei cittadini meridionali, senza il riconoscimento della perequazione sociale ed infrastrutturale in favore del Sud Italia non vi è il pieno riconoscimento della questione meridionale. Visto attraverso gli occhi delle classi marginali del Mezzogiorno (inoccupati, disoccupati, lavoratori poveri, studenti, giovani, donne), nell’ottica dell’intersezionalità delle lotte contro le diverse forme di diseguaglianza e discriminazione, un programma politico autenticamente progressista non solo dovrebbe contemplare la giustizia sociale, ma dovrebbe prevedere anche l’equità territoriale“.
Questo quanto riportato sui social del Comitato “G. Salvemini”, costituito nell’inverno del 2019 in occasione della prima mobilitazione contro il regionalismo estrattivo e discriminatorio ai danni del Sud, allora promosso dal governo Conte I.