La propaganda melonista del Sud locomotiva d’Italia, propaganda che omette di evidenziare il fatto che si tratta di una crescita relativa del Pil, destinata, secondo la Svimez, a finire nel 2025, a fronte, invece, dei divari che permangono in termini assoluti tra Nord e Sud Italia, è funzionale al disegno di istituzionalizzare in via definitiva, tramite l’attuazione del regionalismo estrattivo e discriminatorio, la condizione storicamente subalterna del Mezzogiorno come colonia estrattiva interna di risorse economiche, energetiche e soprattutto umane a vantaggio dell’onnivora e bulimica locomotiva Nord.
Un progetto politico di matrice etno-liberista portato avanti nel corso degli ultimi decenni dalle varie anime del Partito trasversale del Nord, da Forza Italia al Partito democratico, dal Movimento 5 Stelle a Fratelli d’Italia.
Nell’attuale contesto di propaganda e di-sinformazione governativa, il referendum per l’abrogazione totale della legge Calderoli sull’autonomia regionale differenziata, sempre che venga approvato dalla Consulta, “può aiutare comunque il Sud“, sottolinea Pietro Massimo Busetta sulle pagine de “il Quotidiano del Sud” di ieri, in quanto, prosegue l’economista siciliano: “Se si riesce con il percorso referendario a fare chiarezza sulle ragioni per cui questo Sud non raggiunge mai i livelli di produzione del Centro Nord, si farà un grande passo in avanti, ci sarà una grande accellerazione nel raggiungimento di quel grado di conoscenza delle problematiche del Sud che porterà a una mobilitazione diversa“.
“Il vero tema – precisa ulteriormente Busetta – che riguarda il Mezzogiorno non attiene allo studio delle soluzioni tecniche da adottare, ormai abbondantemente approfondite, ma nell’avere una forza elettorale complessivamente consapevole“.
Insomma, per il riscatto del Sud il tema fondamentale è quello di natura pedagogico-civile della presa di coscienza della condizione di subalternità coloniale, in cui il Sud, in varie forme, è stato sottoposto da 163 anni di “mala unità“. E’ quello politico del chi deve fare cosa e non soltanto quello “tecnico” del cosa fare.