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29 Marzo, 2024

Biogas a Palma Campania: parla l’esperto di Medici per l’ambiente. “L’impianto proposto dal Sindaco Donnarumma è più costoso, meno sostenibile e più rischioso dal punto di vista ambientale e sanitario”



In merito all’annunciata Delibera di Giunta del Comune di Palma Campania (D.G. n°4 del 14/01/2020, con la quale si propone l’insediamento di un impianto di bio-digestione anaerobica della frazione organica dei rifiuti provenienti da una parte dei comuni dell’ATO 3 nell’area PIP dello stesso territorio comunale, l’Associazione Medici per l’Ambiente Isde Italia propone un ‘Position Paper’ indicando le migliori prescrizioni in materia di recupero e riutilizzo della Frazione Organica dei Rifiuti (FORSU), rispettando l’ambiente e tutelando la salute pubblica.

La frazione organica dei rifiuti urbani (FORSU) rappresenta il 35% circa della produzione complessiva di rifiuti urbani e attualmente il 60% circa della FORSU in Italia è destinato alla discarica. La FORSU deve essere gestita secondo la gerarchia di priorità individuata dalla UE (Direttiva 2008/98/CE), privilegiando la prevenzione (autocompostaggio) e il riciclaggio/recupero di materia (identificabile unicamente con il compostaggio aerobico tradizionale). La digestione anaerobica (DA), che è finalizzata al recupero di energia, è da considerare scelta di secondo livello rispetto al compostaggio tradizionale, da preferire in via prioritaria.

Tutte le modalità di trattamento biologico della FORSU sono comunque da preferire allo smaltimento in discarica e/o all’incenerimento. Il compost di qualità, (ammendante organico unicamente prodotto dal compostaggio tradizionale), è capace di migliorare le proprietà e le caratteristiche chimico-fisiche e biologiche del terreno, con numerosi vantaggi dal punto di vista ambientale ed agronomico. Il digestato, prodotto dalla Digestione Anaerobica (DA, classificabile come rifiuto speciale, è utilizzabile come ammendante solo dopo un’ulteriore fase rappresentata da un processo aerobico (compostaggio), con opportuni controlli microbiologici. La combustione del biogas prodotto dalla Digestione Anaerobica (DA) presenta notevoli criticità e rischi ambientali e sanitari. Il biogas andrebbe sempre ulteriormente raffinato per ridurre drasticamente i componenti indesiderati (CO2, H2S, H2O) ed ottenere metano ad alto grado di purezza (biometano), compatibile con l’immissione nella rete di distribuzione del gas naturale e con l’uso per autotrazione.

La combustione in loco del biogas/biometano andrebbe comunque sempre fortemente scoraggiata. Il trattamento biologico che genera il maggiore recupero di materia organica è indubbiamente il compostaggio. Sia il compostaggio che la DA possono presentare criticità ambientali e sanitarie legate alla qualità del materiale in ingresso che, qualora non adeguata (in particolare per la presenza di batteri patogeni, elevate concentrazioni di metalli pesanti e composti organici tossici), può produrre contaminazione del suolo e della catena alimentare ed emissioni inquinanti in atmosfera. Questo si riduce drasticamente con la raccolta differenziata (in particolare porta a porta). È rilevante segnalare che i contaminanti organici (es. diossine, PCB, furani, pesticidi) possono essere biodegradati durante il trattamento biologico della FORSU, in particolare durante i processi in presenza di ossigeno. Nella FORSU possono essere presenti parassiti e microrganismi patogeni (anche sotto forma di spore, es. clostridium botulinum), a causa principalmente di modalità di raccolta non adeguate. Di conseguenza la presenza di batteri patogeni per l’uomo è possibile sia nel caso del compost che del digestato.

Per tale motivo le problematiche microbiologiche legate segnatamente alla DA suggeriscono l’adozione del principio di precauzione. Le emissioni gassose degli impianti di trattamento della FORSU sono costituite da composti azotati e solforati e da composti volatili organici, prodotti sia durante il compostaggio che durante il processo di DA, sebbene con diversa composizione e con diversi fattori di emissione. La combustione in loco del gas prodotto dalla DA causa l’emissione in atmosfera di numerosi composti chimici, tra i quali sostanze nocive alla salute umana, alcune delle quali cancerogeni certi per l’uomo. Per tale motivo tale pratica, da scoraggiare, costituisce un rischio non trascurabile per la salute dei territori limitrofi. L’attuale politica degli incentivi (da eliminare) sta determinando una distorsione delle priorità di trattamento della FORSU, favorendo impropriamente il recupero di energia (incenerimento e produzione di energia elettrica attraverso la combustione di biomasse e biogas) a danno del recupero di materia, con incremento del rischio ambientale e sanitario per i territori limitrofi.

La posizione dell’Associazione dei Medici per l’Ambiente (ISDE Italia) circa la migliore gestione della Frazione Organica dei Rifiuti Urbani (FORSU) si basa sui principi fondanti la missione dell’Associazione stessa:
1) Principio di Precauzione (“se una tecnologia è rischiosa, è meglio evitarla”);
2) Ricerca di soluzioni che siano il più possibile in sintonia con i cicli naturali;
3) Coinvolgimento e partecipazione dei cittadini ai processi decisionali.

Il fine ultimo è la protezione della salute secondo i principi della Prevenzione Primaria e della “sostenibilità ambientale”, che dovrebbero essere alla base di ogni scelta e attività umana:
– è necessario evitare di immettere nell’ambiente sostanze che possono nuocere alla salute e/o di cui non si conoscono gli effetti e che potrebbero innescare processi irreversibili;
– Le risorse non rinnovabili devono essere utilizzate il meno possibile e solo nella misura in cui il loro uso porta alla creazione di una risorsa rinnovabile di eguale livello funzionale;
– le risorse rinnovabili possono essere utilizzate solo nella misura in cui l’ecosistema è capace di rinnovarle; non possono essere immesse nell’ambiente sostanze (rifiuti) in maniera superiore alle sue capacità di assorbimento.
In definitiva, vorremmo evitare ancora una volta di accorgerci che sono state operate scelte di cui poi ci
dovremmo pentire, come ben ricordano i fondamentali trattati dell’UE “Lezioni apprese in ritardo da pericoli
conosciuti in anticipo…”.

Le raccomandazioni nella gestione della frazione organica dei rifiuti urbani (FORSU) si fondono essenzialmente sui seguenti punti:
a) Ridurre prioritariamente alla fonte la produzione di FORSU con politiche nazionali che evitino gli
sprechi alimentari, diffondendo esperienze quali Last minute market, Banco alimentare, Doggy Bag
(servizio dei ristoranti per portare a casa il cibo non consumato) che permettono il recupero, con scopi alimentari, di cibo che per motivi commerciali o per comodità sarebbe destinato allo smaltimento.
b) In seconda istanza, è importante promuovere (anche per il portato educativo della pratica) il compostaggio domestico, anche in ambito urbano e sub-urbano, con un programma nazionale
rivolto alle famiglie che già ora praticano in modo stabile orticultura e giardinaggio. Questo programma dovrebbe favorire l’offerta di corsi di compostaggio finalizzati a garantire la buona qualità del compost prodotto;
c) Le frazioni organiche da selezione meccanica dei rifiuti non vanno confuse nè tanto meno assimilate alla FORSU e il loro trattamento deve essere finalizzato alla stabilizzazione delle componenti fermentescibili ( allo scopo di ridurre gli impatti legati al loro smaltimento, conformemente a quanto pddescritto dalla Direttiva Discariche) e/o alla successiva lavorazione per utilizzo esclusivamente
non agronomico (ad es. per recuperi ambientali);
d) Il trattamento d’elezione della frazione organica dei rifiuti urbani è il compostaggio, in quanto è il
solo che garantisce il rispetto della gerarchia europea nel trattamento dei rifiuti, il più adeguato
recupero della materia e il maggiore apporto di carboni o organico ai suoli;

e) Le frazioni organiche da avviare a trattamenti biologici devono provenire da raccolte differenziate di qualità di tipo domiciliare, secondo le declinazioni ed adattamenti specifici alle varie situazioni abitative locali;
f) Il trattamento biologico della frazione organica deve essere finalizzato alla produzione e alla
commercializzazione di compost di qualità da utilizzare nella produzione agricola e nel giardinaggio.
g) La politica degli incentivi deve eliminare l’attuale distorsione che
favorisce il recupero di energia (incenerimento e produzione di energia elettrica attraverso la combustione di biomasse e biogas) a danno del recupero di materia. Va tenuto conto che la maturità tecnologia raggiunta
dalle fonti di energia rinnovabile senza emissioni (eolico, fotovoltaico e idroelettrico) le porta ad essere già da oggi fonti di prima opzione per la produzione energetica;
h) Il trattamento biologico della FORSU deve avvenire in impianti confinati e adeguatamente controllati,
garantendo l’abbattimento delle emissioni odorigene in tutte le fasi del ciclo di lavorazione. Nella progettazione degli impianti di trattamento della frazione organica al chiuso devono essere previste tecniche di aspirazione delle arie esauste e di abbattimento delle emissioni odorigene, con sistemi di biofiltrazione adeguatamente dimensionati.

Eccezioni rispetto a tale valutazione di carattere generale si possono considerare per il compostaggio di soli scarti di giardino, impianti di piccola dimensione (impianti comprensoriali) e siti remoti rispetto agli insediamenti abitativi,
i) La localizzazione degli impianti di trattamento biologico deve garantire l’assenza di civili abitazioni entro un raggio di 250 metri, per escludere i rischi dovuti all’inalazione di bio-aereosol;
j) Il compostaggio dovrebbe essere sempre favorito alla digestione anaerobica, a maggior ragione se sono facilmente reperibili gli spazi e i quantitativi di scarto “verde” necessari a garantire la strutturazione ai cumuli. Tali condizioni devono essere favorite in fase di programmazione;
k) Nel caso si prevedesse l’insediamento di impianti di digestione anaerobica per il trattamento
della FORSU, non deve essere consentito l’ingresso di qualsivoglia altra tipologia di materiale e
deve essere obbligatoriamente previsto il compostaggio del digestato prodotto allo scopo di
evitare le criticità conseguenti all’applicazione diretta a suolo (perdite di composti azotati, rilascio di ammoniaca, ecc.);
l) La combustione in loco del biogas prodotto deve essere evitata, così come qualsiasi altro tipo di
combustione del biogas tal quale. Il biogas prodotto, per poter essere utilizzato come combustibile, dovrebbe richiedere obbligatoriamente la sua raffinazione a biometano. La produzione di biometano, se non utilizzata in loco, deve essere destinata all’uso per autotrazione e/o all’immissione nella rete di distribuzione del gas naturale;
m) Pur non rientrando nell’oggetto specifico di questo documento (rivolto al solo trattamento della
FORSU), si ritiene importante sottolineare che, nel caso che sia prevista e ammessa dalle disposizioni regolamentari l’applicazione diretta del digestato (quale è tipicamente il caso di impianti rurali per la digestione di effluenti zootecnici), questo non deve essere utilizzato per le fertilizzazione di terreni adibiti a pascolo e alla produzione di fieno come mangime per animali;
n) Il Governo Italiano, nel definire le specifiche del biometano da immettere nella rete, deve adottare i valori più restrittivi in questo momento in vigore in Europa rispetto alla concentrazione di contaminanti potenzialmente pericolosi, in particolare mercurio e composti alogenati;
o) Al fine di minimizzare l’impatto locale, gli impianti per la digestione anaerobica devono essere integrati con impianti di raffinazione a biometano del biogas, con impianti di depurazione e compostaggio per i residui liquidi e solidi; devono essere dimensionati in modo tale che il biometano prodotto sia impiegato per fornire il calore e l’elettricità necessari al funzionamento dell’impianto e per i fabbisogni energetici di edifici e aziende limitrofe, possibilmente in configurazione trigenerativa (elettricità, calore, frigorie). Se la produzione di biometano fosse superiore agli autoconsumi e al teleriscaldamento teleraffreddamento, tale quota dovrebbe essere immessa in rete e/o usata come combustibile per il parco autoveicolare adibito alla raccolta dei rifiuti e al trasporto pubblico.
p) La depurazione del digestato liquido dovrebbe essere prevista nello stesso sito di produzione del
digestato, preferibilmente in abbinamento a un impianto di trattamento delle acque reflue.



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