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18 Settembre, 2024

Battiato: il Maestro della contaminazione e filosofo del Pop spegne le luci del palco terreno



Battiato era un esploratore, un uomo colto che si divertiva ad abbattere i confini tra le arti.

Ma non era un elitario, nonostante il modo in cui è stato spesso dipinto.

Battiato era pop. E la canzone Caffè de la Paix è pop al quadrato, anche se leggendola a un livello più profondo ci si possono trovare tantissime cose, dagli echi della musica classica al mistico e filosofo George Gurdjieff, dal suo locale preferito di Parigi al Libro tibetano dei morti, dagli echi della musica indiana a quella mediorientale.
Al tempo Radio Dee Jay passava Shock in my town varie volte al giorno.
In quel disco c’è un altro brano che dice tanto di Battiato: Fogh in nakhal, reinterpretazione di un canto della tradizione popolare irachena. Battiato l’aveva suonato nel 1992 in occasione dello storico concerto a Baghdad, accompagnato dai Virtuosi italiani e dall’orchestra sinfonica nazionale d’Iraq. L’evento era stato organizzato per sostenere l’Unicef e le bambine e i bambini iracheni, che pagavano le conseguenze sia della guerra del Golfo sia delle sanzioni economiche.

A chi gli contestava la scelta di aver suonato nella capitale del regime di Saddam Hussein, Battiato aveva dato una risposta delle sue: “Lo scopo della mia visita in Iraq era umanitario, perché non trovo giusto che un popolo debba soffrire per colpe non sue; ma è anche vero che credo sia giusto dare a tutti una possibilità di redenzione, agli assassini di diventare santi”.

Battiato era capace di questo, di cantare parole in sanscrito e finire contemporaneamente su una delle più ascoltate radio commerciali in Italia. Ed è rispuntato fuori nei modi più assurdi, per esempio in una canzone da discoteca di Prezioso. Ma chi altro potrà mai avere la capacità di trasportare i dervisches tourners sulla pista del Cocoricò di Riccione? Nessuno, probabilmente.
Musica capace anche di fare critica sociale tenendo sempre la giusta distanza dalla stretta attualità. E quindi canzoni perfette (difficile definirle altrimenti) come Summer on a solitary beach, Passaggi a livello, Povera patria, Stranizza d’amuri.

È stato uno dei primi musicisti pop in Italia a sperimentare con i sintetizzatori e la musica concreta, a omaggiare Karlheinz Stockhausen (nell’album Clic). Ed ebbe il coraggio di mettere un feto in copertina nel suo primo album in studio, Fetus, nel 1972. L’elettronica sofisticata di Sulle corde di Aries, se ascoltata oggi, regge benissimo la prova del tempo.

Battiato si è spinto ancora oltre: si è dedicato perfino alle atmosfere esoteriche con Gilgamesh, un’opera in due atti ispirata all’eroe dell’epica mesopotamica.

Ed è stato un custode prezioso delle canzoni degli altri, che ha interpretato con una classe invidiabile nella serie Fleurs.
Negli ultimi anni le canzoni di Battiato sono state cantate da diversi musicisti. I Subsonica l’hanno affrontato di petto, i Csi l’hanno aggirato con le loro chitarre dandogli un retrogusto grunge, Colapesce e Carmen Consoli, anche loro siciliani, sono tra quelli che l’hanno omaggiato con più grazia e rispetto, sia nei loro brani sia nelle cover che hanno cantato.
Franco Battiato è stato e resterà la voglia di superare le frontiere, di esplorare territori sonori molto lontani dai nostri.

Una menzione a parte va a quella che forse è la canzone che tutti nella vita abbiamo sentito propria ,su cui pensando a vecchi ricordi è scesa giù qualche lacrima in nome di una promessa forse disattesa o con consapevolezza che nulla è per sempre,oppure una promessa eterna che non conosce spazio temporale ma parte dall’animo : la cura .

“Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto
Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono
Supererò le correnti gravitazionali
Lo spazio e la luce per non farti invecchiare
Ti salverò da ogni malinconia
Perché sei un essere speciale
Ed io avrò cura di te
Io sì, che avrò cura di te!”

Si spegne oggi una vita terrena che lascia spazio alla grandezza di un Maestro che durerà nel tempo .
Battiato si è spento nella sua casa in provincia di Catania .
Da tempo soffriva per il cancro e ,come rilasciato dal fratello Michele , lo scorso marzo era risiscito a spegnere anche le sue ultime 76 candeline .
Battiato si è spento lentamente ,la malattia lo ha “proscougato” giorno dopo giorno .

(Olga Vicinanza)



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