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28 Marzo, 2024

Anaffettività



In generale, anaffettività è incapacità da parte di un individuo di produrre e provare emozioni,si tratta di un assenza dei processi emotivi nella loro totalità, derivanti spesso da traumi infantili che determinano atteggiamenti di distacco dalla realtà.

Le persone anaffettive hanno difficoltà ad esprimere emozioni più per paura di restare feriti che per effettiva assenza di sentimenti. L’anaffettività può dare impulso a moltiplicare l’investimento nella professione, a dare particolare importanza agli aspetti materiali e narcisistici della vita, a puntare su una regolarità che le persone intorno ritengono apprezzabile, e che sembra garantire un piacere per le ‘cose’ e per ‘l’immagine’: un piacere illusorio che può diminuire la capacità di godere di sé stessi, della vita e delle relazioni, nonché la capacità di sviluppare affetti e passioni salutari e gratificanti. A livello inconscio, è una modalità per difendersi da esperienze dolorose vissute durante l’infanzia. Sono infatti particolari situazioni traumatiche, di abbandono, di non amore che generano tale freddezza e, successivamente, quello che viene definito un totale ripiegamento emotivo. L’individuo, affinché non soffra più, si organizza attraverso il distacco emotivo difensivo. Le persone con tale caratteristica infatti, ogni volta che sono in qualche modo sfiorate dall’amore, dagli affetti, da qualsiasi forma sentimentale positiva, sono pervase dall’angoscia dell’abbandono e inconsapevolmente si difendono ibernandosi, raggelandosi negli atteggiamenti, in una sorta di anestetizzazione personale.

Parliamo di una vera e propria condizione patologica che porta l’individuo a ragionare meccanicamente in qualsiasi situazione senza mai essere pervaso da sentimentalismi.

Come ben sappiamo è tipico dell’esser donna avere atteggiamenti emotivi spiccati, ma esistono donne (le quali condizioni non siano psichiatriche) incapaci di provare affetto per un qualsivoglia evento o essere vivente?

Ebbene si. L’ anaffettività non è sempre una sindrome ma spesso è sintomo di qualcosa che sta per accadere alla personalità. Può essere precursore di anoressia, bulimia, bipolarismo ed è frequente anche durante la depressione post parto. Molte donne non riconoscono il “campanello d’allarme” lanciato dal subconscio e tendono ad ignorare questo pericoloso passaggio. Bisogna preoccuparsi delle proprie sensazioni, così come ci si preoccupa del dolore ad un arto del nostro corpo.

Vediamo le cause:

  • smodata dedizione al lavoro, importanza irragionevole ad aspetti materiali e narcisistici dell’esistenza;

  • comportamento regolarizzato secondo l’apprezzamento degli altri;
  • smodato apprezzamento sul piacere per l’estetica, l’immagine di cose e persone;
  • riduzione della capacità di godere di sé stessi, delle relazioni e della vita;
  • tentativi di fuggire dai ricordi di esperienze dolorose, del passato, dell’infanzia;
  • ripiegamento emotivo e freddezza;
  • organizzazione di un distacco emotivo difensivo;
  • tendenza a fuggire ogni occasione di relazioni sentimentali;
  • angoscia dell’abbandono;
  • tendenza a non credere alle altrui dichiarazioni di sentimento e affetto.
  • instabilità affettiva dovuta a una marcata reattività dell’umore
  • sentimenti cronici di vuoto.

È indispensabile un trattamento psicoterapeutico, anche se è molto difficile portare a termine tale trattamento a causa della non consapevolezza del paziente alla necessità di un intervento su questo aspetto della propria personalità. Sono di solito abbastanza casuali i fattori della remissione di questo sintomo: a volte basta un incontro importante e la personalità di un soggetto cambia notevolmente.

Giulia Ventura



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