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20 Aprile, 2024

Alleanza degli Istituti Meridionalisti: “Fare squadra per rilanciare la centralità del Mezzogiorno in chiave nazionale, europea e mediterranea”



Promossi dall’Alleanza degli Istituti Meridionalisti (AIM), formata da quattordici organizzazioni che da decenni conducono attività di analisi, ricerca e divulgazione in favore dello sviluppo del Meridione, questa mattina, presso la “Sala Federico” della CGIL di Napoli, si sono tenuti un Convegno e una Tavola rotonda dedicati al Mezzogiorno.

I lavori sono stati introdotti da Walter Schiavella (Camera del Lavoro Metropolitana di Napoli), Francesco Saverio Coppola e Salvatore Sacco (Coordinamento AIM), i quali, nel presentare le finalità e gli obiettivi del lavoro sinergico dell’AIM, hanno prima rimarcato l’esigenza di “riaccendere i riflettori” su un Mezzogiorno “scomparso” dall’agenda del dibattito politico-culturale nazionale per poi evidenziare i pericoli relativi all’attuazione dell’autonomia differenziata in una fase economica in cui il dualismo Nord/Sud si sta ulteriormente accentuando.

Dopo i saluti di Flavia Sorrentino (Comune di Napoli), a partire dagli spunti offerti dal libro Il coccodrillo si è affogato di Pietro Busetta, sono intervenuti Antonio Corvino (OBI Osservatorio di Economia e Finanza di Bari), Gianni De Falco (Istituto Ricerche Economiche e Sociali) e Paola De Vivo (Federico II).

All’interno dello stesso orizzonte politico-culturale incentrato sul rilancio della questione meridionale in un’ottica unitaria sia a livello nazionale che europeo, mentre Corvino ha posto l’esigenza di ribaltare il paradigma nord-centrico in quello euro-mediterraneo, De Vivo, invece, ha evidenziato sia la necessità di attuare “politiche integrate” che concentrino le risorse su precisi “assi strategici”, sia l’importanza dei corpi intermedi, sia il ruolo fondamentale che dovrebbe svolgere la classe politica nel riscrivere un nuovo “patto sociale”.

A seguire, introdotte da Marco Esposito (Il Mattino), le comunicazioni di approfondimento di Adriano Giannola (SVIMEZ), Salvatore Matarrese (OBI) e Pietro Busetta (Istituto Esperti per lo Studio del Territorio).

Dopo avere rimarcato la valenza unitaria delle analisi e delle proposte meridionaliste, Giannola ha ripreso il paradigma euro-mediterraneo, evidenziando l’importanza di “imporre un dialogo al Nord”, in modo tale da fargli comprendere che la crisi del Sud non è niente altro che un’“anticipazione del dramma italiano”. Pertanto, ha proseguito il Presidente della SVIMEZ, è fondamentale “fare capire a Milano” che il rovesciamento del baricentro delle politiche economico-finanziarie da Nord a Sud, in un’ottica euro-mediterranea di transizione verso un’economia circolare, conviene all’intero sistema Paese. Tuttavia, ha concluso Giannola, gli argomenti forti degli economisti si devono scontrare con una “politica debole”.

Ricollegandosi a Giannola, Matarrese ha evidenziato che, essendo il Sud un “grande mercato interno”, salvaguardare l’unità del Paese conviene anche alle regioni settentrionali. Infine, Busetta dopo avere denunciato lo Stato “coccodrillo” italiano per avere favorito soltanto lo sviluppo del Nord, ha posto l’accento sull’importanza di rilanciare l’iniziativa politica per l’attivazione delle zone economiche speciali (ZES), per sbloccare gli investimenti infrastrutturali e per attuare la riduzione del cuneo fiscale. Misure che, secondo Busetta, potrebbero dare una risposta adeguata ai problemi di crescita e di occupazione del Mezzogiorno solo se inserite in una cornice di garanzie e di controlli europei.

Altrettanto interessante anche la Tavola rotonda, alla quale hanno partecipato Osvaldo Cammarota (Banca delle Risorse Immateriali), che ha evidenziato l’importanza della coesione sociale e della cultura della valutazione per un’adeguata progettazione economica che sappia rispondere ai bisogni dei territori; Nando Morra (Lega Autonomie Locali Campania), che, dopo avere posto l’accento sul deficit di rappresentanza sociale e politica dei bisogni e dei diritti dei cittadini meridionali, ha lanciato un accorato appello per una mobilitazione straordinaria in favore del Mezzogiorno; Dino Falconio (e-Laborazione), che ha posto l’esigenza di rilanciare il dibattito neomeridionalistico in relazione ai nuovi problemi che attraversano il Mezzogiorno: spopolamento, povertà, criminalità organizzata globalizzata; Carmine Marrone (Futuridea), il cui intervento è stato incentrato sui dualismi nascosti; Luigi Snichelotto (AssoMiMe) che ha posto l’esigenza di coinvolgere i cittadini in un processo di mobilitazione a favore del Mezzogiorno.

Nel concludere i lavori, il Segretario generale della CGIL Campania, Nicola Antonio Ricci, ha evidenziato l’impegno del suo Sindacato per rilanciare, in un’ottica unitaria, la centralità del Mezzogiorno nell’agenda politica nazionale. Allo stesso tempo, ha rimarcato l’inadeguatezza della classe politica nell’affrontare sfide sempre più difficili e complesse.

Il problema non solo di un’adeguata rappresentanza politica ma addirittura quello ancora più grave della totale mancanza della rappresentanza politica del Mezzogiorno rimane drammaticamente aperto, soprattutto se lo si raffronta alla sovrarappresentazione dei territori settentrionali grazie all’esistenza del “Grande Partito Trasversale del Nord”, che, nel solo triennio 2014/2016, ha drenato dalle regioni meridionali verso quelle settentrionali ben 61 miliardi di spesa pubblica allargata l’anno.

Nell’età delle “due destre” di revelliana memoria, dell’egemonia pervasiva del “pensiero unico” neoliberista, incentrato sui dogmi del mercato, della competizione e dell’individualismo, chi, come si è chiesto Morra, “riprenderà e rialzerà la bandiera del Sud?” Quale soggetto politico, e non solo sociale, sindacale, civile e culturale, ne rappresenterà le legittime istanze di sviluppo, coesione, equità e perequazione sociale?

12/06/2019 – Salvatore Lucchese

 

 



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