Nell’ambito di indagini coordinate e dirette da questa Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, la Polizia di Stato, in data odierna, ha proceduto all’esecuzione di un’ordinanza di applicazione di misure cautelari, personali e reali emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Napoli nei confronti di 45 persone, indagate, a vario titolo, dei reati di associazione a delinquere, finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina pluriaggravato, estorsione aggravata dal metodo mafioso, falso ideologico e truffa.
Tra le persone destinatarie della misura risultano anche alcuni avvocati, titolari di C.A.F. operanti nei
paesi vesuviani, oltre ad esponenti della locale criminalità organizzata. Sono stati, inoltre, sottoposti alla misura cautelare degli arresti domiciliari 23 soggetti, tra i quali molteplici collaboratori dei predetti professionisti nonché numerosi mediatori stranieri, ed alla misura dell’obbligo di presentazione alla P.G. undici datori di lavoro che avrebbero messo a disposizione le proprie realtà aziendali per false assunzioni di cittadini extra Ue.
Infine, è stato eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni e rapporti assicurativi per un valore complessivo di circa due milioni di euro.
L’attività svolta avrebbe evidenziato l’esistenza, in Campania, soprattutto nei Comuni di San Giuseppe Vesuviano, Palma Campania ed Ottaviano – area caratterizzata dalla presenza di una fiorente comunità di cittadini del Bangladesh – di tre distinte associazioni per delinquere, messe in piedi da altrettanti avvocati e da gestori di alcuni Centri Autorizzati di Assistenza Fiscale (C.A.F.), volte a lucrare su cittadini extracomunitari interessati ad entrare in Italia o a regolarizzare la propria posizione sul territorio nazionale, sfruttando le criticità della normativa relativa alle procedure di programmazione dei flussi d’ingresso in Italia di stranieri (cd. Decreti Flussi).
Dalle indagini, corroborate da attività tecnica ed articolatesi in servizi di osservazione, nonché in approfondite analisi della documentazione acquisita presso gli uffici competenti sarebbe emerso che i menzionati promotori delle associazioni, in accordo con datori di lavoro compiacenti e mediatori bengalesi avvalendosi, per le attività istruttorie, di numerosi collaboratori, sistematicamente
avrebbero istruito ed inoltrato fittizie richieste di assunzione di aspiranti lavoratori extracomunitari. A tale scopo, e dietro lauto compenso, i predetti legali e gestori di C.A.F. avrebbero procurato agli interessati la documentazione, ideologicamente falsa, richiesta dalla normativa sui flussi migratori per un regolare ingresso in Italia, soprattutto attinente ad una disponibilità all’assunzione di imprenditori in realtà inesistente e all’idoneità degli alloggi in cui i lavoratori avrebbero dovuto essere ospitati, asseverando, in qualità di professionisti qualificati, la conformità alla legge di istanze corredate da documentazione truffaldina.